Cosa significa lavorare a fianco di persone fragili?
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, abbiamo chiesto ai nostri colleghi che lavorano nei centri diurni e residenziali dell’Area Salute Mentale cosa significhi per loro lavorare a fianco di persone fragili.
SALGAREDA – COMUNITÀ
Lavorare al fianco di persone fragili significa mettersi al servizio, significa diventare strumento di sostegno per chi è ai margini e non riesce a rivestire un ruolo attivo all’interno di una società sempre più individualizzata.
Significa non eliminare i problemi, ma insegnare alle persone a riconoscere le proprie difficoltà, ad accettarle e ad acquisire delle strategie per farvi fronte, con il fine di offrire loro una qualità di vita migliore.
Significa incontrare il valore della vita in un racconto struggente, in un fallimento, nella solitudine, nell’abbandono, perché da tutto ciò nascono forza e positività che spingono a riprovarci ancora, a scegliere di vivere; dunque, educare significa custodire la dignità straordinaria propria di ogni persona, nonostante la situazione struggente in cui riversa.
Significa libertà: legittimare l’aspirazione di autodeterminazione di ciascuna persona, sebbene siano persone bisognose e spesso autodistruttive. Come afferma Plutarco, gli allievi non sono vasi da riempire ma fuochi da accendere.
Significa ascoltare quello che la persona ha da dire.
Significa andare oltre il disturbo, oltre il “non ce la faccio”, è sperare inizialmente per due e quindi sperare il doppio, nonostante i molteplici fallimenti, la ciclicità della malattia, le difficoltà ambientali e sociali.
Significa stupirsi, accorgersi dell’altro e dei suoi progressi, che seppur piccoli e insignificanti agli occhi della società, sono indispensabili per la qualità di vita della persona.
Lavorare con persone fragili è un modo d’essere che implica andare oltre l’apparenza, conoscere e apprezzare le persone per ciò che sono e per ciò che hanno da offrire. Chiunque merita una seconda possibilità.
L’operatore è promotore del possibile e custode di speranza: vale la pena lavorare oggi per qualcosa che prenderà forma domani.
Significa affiancare la persona fragile (soprattutto se ancora abbastanza giovane) nel riconoscere e perseguire il massimo livello di autonomia possibile in uno specifico momento della sua vita, nel consolidare la posizione raggiunta (qualsiasi essa sia), togliere ad un certo punto le “stampelle” (con un po’ di speranza), pensare per tempo a “stampelle” via via meno ingombranti…
Significa, inoltre, avere occasione di migliorare come essere umano, imparando quotidianamente il rispetto, rifuggendo l’onnipotenza dell’intervento decisivo, cercando costantemente la giusta vicinanza/distanza per rendere utile la nostra funzione in un ambiente di cura/riabilitazione, rimanendo comunque sempre un po’ curioso delle storie ed affascinato dal l’inafferrabile essenza dell’umano, soprattutto quando in sofferenza per eventi da lui non ben governati o chiaramente ingovernabili.
Significa avere umiltà e posizionarci professionalmente pur essendo consapevoli della varietà (nello spazio, nel tempo) degli approcci di questa professione d’aiuto.
Oggi siamo arrivati a parlare di recovery e resilienza, si può dunque sempre evolvere e migliorare…
CAMPOVERDE CLG
Accompagnare positivamente ciascuna persona nel cammino verso il proprio benessere psicologico, fisico, sociale.
Per me lavorare con le persone fragili vuol dire aiutare e soprattutto dare speranza e persone in molti casi abbandonate dal territorio e dalle famiglie stesse. E non c’è premio migliore che vedere il nostro lavoro che va a buon fine.
Significa essere, esserci, mantenendo attivo il proprio sentire, mettendosi in gioco, ponendosi ogni giorno nuove domande e scoprendo nuovi punti di vista. Significa ascoltare, “stare con”, accompagnare la persona ad essere protagonista partecipe del proprio percorso nel suo valore e nella sua unicità.
SOLARIS CLG
Lavorare con persone fragili… a me piace definirle persone sensibili, persone la cui troppa sensibilità porta a superare con difficoltà situazioni che per altri sono facili da affrontare, li si aiuta soprattutto in questi momenti; ma quando entra in gioco la totale comprensione di questa sensibilità, si colgono particolari e sfumature che la vita frenetica ci porta a tralasciare ed è proprio questo ciò che loro mi insegnano ogni giorno!
Lavorare con persone fragili per me vuol dire cercare di farle sentire persone normali e non diverse, dare importanza al loro vissuto ma soprattutto far sentire la mia fiducia in loro, così che possano riacquistare la fiducia in se stesse.
CASTELLO CLG
Fare strada senza lasciare indietro chi non riesce a tenere il passo (vedi foto)
- Lavorare con persone fragili per noi è donare uno spazio di “normalità”, riuscire ad essere empatici e comprensivi rispetto alle situazioni di difficoltà dell’utente, senza però cadere in atteggiamenti di pietismo o compassione.
- Far sentire l’utente parte di un gruppo in cui tutti collaboriamo e in cui diventa importante il contributo di tutti (operatori/utenti)
- Avere quell’attenzione a “supportare” l’utente nel suo percorso senza però sostituirsi a lui nelle sue scelte/decisioni… ma dargli degli strumenti affinchè riesca ad autodeterminarsi.
- Lavorare con persone fragili è anche acquisire consapevolezza dei propri “limiti” e che anche quei piccoli miglioramenti che vediamo-magari in tempi lunghi- sono importanti.
- Lavorare con persone con fragilità psichica per me significa essere una specie di rabdomante di pensieri, emozioni e capacità nascoste o mascherate da comportamenti bizzarri. A poco a poco si affina questa capacità di intuire il tesoro che c’è sotto uno strato di paure, condizionamenti ed esperienze dolorose per cercare di far emergere in loro il vero tesoro, un rapporto più sereno con se stessi e con i propri limiti. Tante volte le persone fragili mi fanno da specchio; riconosco in loro le mie ricchezze, ma spesso anche le mie fragilità e cerco, in un continuo equilibro precario, il modo più utile per convivere con questa presa di coscienza.
IL MAESTRALE – COMUNITÀ
Lavorare con persone fragili significa provare a rendere la loro vita più serena.
Lavorare accanto a persone fragili non è una passeggiata o cosa da poco. Spesso non si trova la chiave d’accesso al loro “spazio invalicabile ” le forze mentali e fisiche ti abbandonano. I corsi di preparazione si fanno nebulosi. Respiri, ti rimane attingere alla tua parte umana. Recuperi le tue conoscenze in merito. Recuperi anche il nome del tuo collega in turno con te. Pensi che se il paziente non ha la fortuna della salute, tu devi dividere la tua con lui, bene preziosissimo che chissà quali circostanze ha fatto si che tu si e lui no. Questo fondamentalmente
Scegliere di lavorare a fianco delle persone fragili significa per me mettere alla prova ogni giorno tutto ciò che si è costruito durante la propria vita. Queste persone, spesso prive di filtri, fanno vacillare le nostre certezze mettendo a nudo le emozioni e le debolezze che proviamo.
È una sfida continua, che sa dare stimoli la dove si riesce ad incrociare uno sguardo.
Regala brevi contatti che riempiono l’animo di chi prova ad andare oltre alla malattia e oltre allo stigma che accompagna queste persone, scegliendo il contatto umano.
GELSO – COMUNITÀ
Per noi lavorare con le persone fragili è imparare a conoscere i nostri limiti e le nostre fragilità. Cercare un equilibrio, perché se non ne avessimo potrebbe essere motivo di non speranza per chi ci guarda e si ispira a noi.
ATELIER – CENTRO DIURNO
Significa offrire uno spazio sereno e confortevole dove favorire l’instaurarsi di legami forti e propositivi, dove creare un clima di reciproca valorizzazione, elementi che risultano indispensabili allo sviluppo di un maggior stato di benessere. Significa inoltre supportare queste persone al fine di mantenere vivo il rapporto con il territorio circostante, favorendo così il potenziamento delle autonomie personali.
Significa stare vicino al limite, perché i nostri utenti vivono quotidianamente situazioni di limite (la salute, le relazioni, la considerazione di sé stessi…) e faticosamente cercano di rimanere in equilibrio. Questo mantiene viva la mia sensibilità a guardare le cose da punti di vista diversi, a volte insoliti, a volte incoerenti, ma sempre veri. Il lavoro di empatia che sono chiamata a fare è quello di capire le loro verità per supportarli nel dare il meglio di loro stessi. Di riflesso mi interroga anche sulle mie verità, mantenendomi ancorata a ciò che per me conta veramente.
Per me lavorare in salute mentale significa mettere a disposizione le mie competenze, le mie energie per persone che hanno difficoltà a gestire la propria quotidianità, i propri stati d’animo. Inoltre trovo importante sfatare il preconcetto, le paure che si hanno di fronte a persone con disagio psichico.
Lavorare con persone fragili significa donare una possibilità di vita attiva, che tenga conto del benessere e della partecipazione di queste persone nelle attività quotidiane. In quanto persone con diritti e con dignità, è giusto garantire loro l’accessibilità a tutti gli ambienti e soprattutto è importante favorire il coinvolgimento nelle attività che hanno piacere di svolgere.
ALTOGRADO – CLG
Se dico persone fragili a te cosa viene in mente?
“Possono rompersi”, “maneggiare con cura”, “tentare di renderli meno fragili”, “anche la fragilità ha la sua forza”, “bisogna lavorare anche su se stessi”
Mi dà l’idea della delicatezza delle persone fragili, ma mette a nudo anche le mie fragilità.
Entrare in punta di piedi, ascoltando l’altro che deve essere rispettato.
La difficoltà di trovare la giusta distanza per non essere troppo invadenti.
Per lavorare con le persone fragili occorre essere delicatamente forti per avvicinarsi ad una forte delicatezza.
E’ difficile relazionarsi ma i piccoli passi fatti danno grandi gioie e soddisfazione, soprattutto quando non siamo presenti nel momento in cui avvengono questi piccoli passi, perché significa che abbiamo lavorato bene.